Women and their quilts – A Washington State Centennial Tribute

Sei generazioni di donne descrivono attraverso i loro quilt la storia degli Stati Uniti

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  1. legnodulivo
     
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    "Gli Stati Uniti: il paese dell’incertezza, se vogliamo usare un termine vecchio, ovvero un paese da sempre modernamente liquido, per passare a un’espressione contemporanea. Non paia una sciocchezza; ma il simbolo degli Stati Uniti non è il melting pot che eleverebbe a superiore unità le tante spinte che sgomitano in essi, è il patchwork, il tessuto multicolore di pezzi di stoffa diversa.” (Tiziano Bonazzi recensione sul Lincoln di Spielberg nel Blog C’era una volta l’America)

    Nei lavori creativi le donne intessono sempre un legame con la storia e la vita sociale dei loro tempi e dei loro paesi. I loro lavori sono rammendi sulle ferite che i casi della vita infliggono, ricami che recano senso e bellezza ad oggetti e mansioni sottovalutate.

    Patchwork e quilting erano una necessità in tempi in cui i tessuti erano rari e costosi e bisognava utilizzare e riusare ogni pezzo di stoffa. Dalla necessità si crea l’arte e questa è vivissima e diffusissima. Ci torneremo, in questa sezione.

    Il patchwork parte individuale con la cucitura delle singole pezze e il loro assemblaggio sino ad una facciata anteriore completa. Ma finisce collettivo con il quilting: e cioè con la trapuntatura che assembla patchwork anteriore, imbottitura e fodera posteriore. Per avvantaggiarsi velocemente e allegramente in un gran lavoro e un grande ingombro - gli strati erano montati a su un grande telaio e le trapunte erano anche matrimoniali - ci si lavorava in 3 o 4 per ogni lato. Amiche vicine e parenti si radunavano, in quelle sedute che non a casa si chiamano “Quilting Bees” per il ronzare delle quilters… Erano eventi sociali diffusi e apprezzati, seguiti in genere da cena, musica e ballo.

    Questo libro è stato edito in occasione del centennale dello Stato di Washington (11 novembre 1889, 42° stato) e raccoglie quilt che partono dal 1833 e arrivano al 1987. Per ogni quilt c’ è ovviamente l’immagine, ma anche la foto (per le prime , ritratti e dagherrotipi) e la storia della donna che lo ha confezionato.

    Quasi tutti i quilt impressionano per la loro bellezza: tutte le vite lasciano senza fiato per come si intrecciano alla storia delle donne americane e delle loro reti di relazioni, e della nazione .

    C’è Mary Robertson che riceve in dono dalla amiche della Loggia Massonica cui sono iscritti lei e il marito una trapunta coi simboli della loggia. Un dono d’addio, quando lascia definitivamente Baltimora nel 1850 per andare a vivere con il marito Capitano di Marina nello Stato di Washington, dopo il pensionamento di questi. Dopo due passaggi per mare e uno per terra attraverso l’istmo di Panama arrivano nella Whidbey Island dove hanno comprato per sistemarsi. C’è la foto della prima cabin costruita, e i problemi con gli indiani sono risolti con l’installazione di un cannone da marina…..

    C’è Clementine Zilpha Starling che nel 1885 confeziona il “Cigar Silk Quilt” con i nastri di seta che avvolgevano i sigari avana prima del Cellofane . Li chiedeva indietro ai clienti della bottega tenuta da da lei e dal secondo marito a Ellensburg, Kittitas County . Era arrivata lì seguendo per anni in carro coperto il primo marito che lavorava alla ferrovia transamericana.

    C’è Minnie Harwood , insegnante , arrivata nel 1891 daL Massachusetts, che include nel suo “Crazy Quilt” pezzi della sua vita e dello vita dello stato (Vote for Olympia for capital, nastri delle campagne elettorali. ).

    C’è Lizzie Annn Henderson che cuce lo “Swastika Doll Quilt” p er la sua bambola nel 1915 e la passa alla figlia Marilyn che se ne vergogna per il significato che preso con l’avvento di Hitler e la usa al rovescio.

    C’è Minnie Peterson che negli anni 30 copia il modello del suo “Elephant Child” ispirato a un racconto di Kipling direttamente dal giornale perché non ha i 5 dollari che costa il modello. E molte descrivono il sostegno economico ma anche psicologico che hanno avuto dal patchwork negli anni della depressione.

    Come non sfogliarlo, ma soprattutto come non leggere ogni singola storia?
     
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0 replies since 20/4/2016, 13:40   19 views
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